MIRAGLIA, Nicola
L'edificio sede della Direzione Generale del Banco di Napoli, Napoli, 1939 (Archivio storico municipale di Napoli, fondo Domenico De Lucia ).
Preziose collaborazioni
Disastri ed esborsi risultano in parte attenuati dalla favorevole congiuntura che, fino al 1907, caratterizza l’economia italiana. Il Banco di Napoli, che aveva importanti sedi anche al Nord e, in seguito, in America, mostra un saldo radicamento nella problematica realtà meridionale, per la quale si impegna a delineare le linee guida di sviluppo. Miraglia infatti, particolarmente sensibile a una politica meridionalista fattiva e prudente, è tra i soci del regio Istituto di Incoraggiamento e promuove la legge speciale per Napoli del 1904. Egli è tuttavia ben consapevole di quanto più difficile sia ottenere il successo delle iniziative nel Sud d’Italia, per carenza di mentalità, di infrastrutture e anche di capitali.
Oltre all’interessamento alla realtà locale, un’altra importante caratteristica del Banco, in quanto Istituto di emissione, è la perfetta intesa e il conseguente comune operare con la Banca d’Italia. Tale armonia annulla di fatto i rischi di non avere nel Paese un unico Istituto di emissione. Questa importante collaborazione è resa possibile anche dall’antica amicizia tra Miraglia e Stringher, e dalle loro consolidate frequentazioni istituzionali.
Nel 1906 viene realizzato un importante studio che fa il punto sul primo decennio della gestione di Miraglia al Banco di Napoli, sottolineando gli aspetti positivi di un risanamento in buona parte compiuto. Le sofferenze, infatti, sono passate da 2,9 milioni a meno di 600.000 lire; la riserva metallica è incrementata da 116,0 a 243,9 milioni, il portafoglio è aumentato da 48,1 a 107,5 milioni, i fondi di riserva del Banco e della Cassa di risparmio sono cresciuti di oltre 20 milioni; il patrimonio, che nel 1896 risultava negativo per 22,9 milioni, è ritornato in attivo per 23,9 milioni. Restano ancora da coprire circa 61 milioni di immobilizzazioni per cui, tuttavia, sarebbe occorso minor tempo di quello fino ad allora trascorso.
La caduta del Governo Giolitti nel dicembre 1909 favorisce un ricambio nei vertici dei dicasteri economici, per cui Miraglia è sottoposto a una intensa campagna di stampa, durata quasi un anno, mirante alla sua sostituzione. Nella primavera del 1910 è protagonista anche di un violento scontro con il suo vecchio “sponsor” Luigi Luzzatti, che reclama una maggiore disponibilità politica della banca I due episodi confermano l’autonomia e il prestigio raggiunti dagli Istituti di emissione, come poteri forti in grado di resistere agli attacchi del potere politico.
Atteggiamenti diversi
Con il ritorno, nel marzo 1911, di Giolitti al Governo (con Nitti al Maic) si apre una nuova fase per gli Istituti di emissione. Le necessità dell’intervento bellico in Libia comportano un sensibile aumento della circolazione, con la comune richiesta di una revisione dei limiti precedenti. La nuova legge bancaria del dicembre 1912 eleva da 50 a 70 milioni di lire il valore per la Banca d’Italia, da 15 a 21 per il Banco di Napoli e da 4 a 6 per il Banco di Sicilia. Nonostante la comune origine lucana, i rapporti tra Miraglia e Nitti, pur improntati alla massima stima, non nascondono una diffidenza dovuta a diversità di mentalità e ruoli, che si manifesterà in differenti occasioni. Alla fine del 1914, per esempio, quando Nitti interviene a favore di Pogliani e della costituenda Banca Italiana di sconto (Bis) chiedendo un aiuto al Banco di Napoli contro lo strapotere della Banca commerciale, ottiene da Miraglia un timido sostegno, rilevante solo se contrapposto alla glaciale neutralità di Stringher.
Alla fine del 1914 il Banco di Napoli partecipa con la Banca d’Italia alla costituzione del Consorzio sovvenzioni su valori industriali (Csvi). L’organismo, sorto con il proposito di agevolare lo smobilizzo dei crediti delle imprese nella contingenza bellica, si trasforma, nel corso della guerra e nel dopoguerra, in una sorta di istituto a medio termine chiamato a finanziare le spese per gli impianti delle imprese. Il progressivo impegno finanziario di questa attività, unito al disordine monetario dovuto alle modalità di finanziamento dello sforzo bellico e alla grave crisi politica scoppiata nell’immediato dopoguerra, preoccupano non poco Miraglia, che vede ridurre i margini di azione degli Istituti di emissione, sottoposti a pressioni eccezionali da un sistema bancario e da una organizzazione industriale in progressiva difficoltà. I vani tentativi di evitare, alla fine del 1921, il fallimento della Bis, il ridimensionamento dell’Ansaldo e dell’Ilva, il largo ricorso alla sezione autonoma del Csvi rappresentano segnali minacciosi dei rischi cui il sistema va incontro per una possibile propagazione dei dissesti.