Ministero della Cultura - MIC-Direzione generale archivi

Servizio Archivistico Nazionale

Archivi d'impresa

MARINOTTI, Franco

Ritratto di Franco Marinotti, anni '50-'60 (Associazione Primi di Torviscosa)

 
 

Ceneda (oggi Vittorio Veneto TV), 15 giugno 1891 - Milano, 20 novembre 1966

Il padre Paolo, proprietario di una piccola distilleria di alcolici, muore quando il primogenito Franco ha soltanto 15 anni. Dopo aver ceduto in affitto l’impresa familiare, il giovane si trasferisce a Venezia dove si diploma in ragioneria nel 1908. Trova subito un impiego come vicesegretario del Museo commerciale di Venezia e nel 1910 viene assunto come contabile alla Filatura cascami di seta di Milano; dopo due anni si trasferisce presso la filiale di Varsavia, ma abbandona la Polonia nel 1915, in seguito all'occupazione tedesca e, dopo l’ingresso dell’Italia nel primo conflitto mondiale, è a Mosca quale direttore commerciale della Filatura cascami di seta per il mercato russo, incarico che ricopre fino allo scoppio della Rivoluzione d’ottobre.
Rientrato in Italia nel 1918, Marinotti intraprende un’attività commerciale autonoma tra l’Italia e la Russia, stabilendo relazioni con personaggi politici di spicco dello Stato sovietico, che si riveleranno particolarmente utili per le sue successive attività.
Nel maggio 1921, dopo aver preso contatto con alcuni industriali italiani, è promotore della costituzione della Compagnia italiana commercio estero (CICE), destinata a intrattenere relazioni commerciali con l’Unione Sovietica.
Le imprese che affidano la loro esclusiva rappresentanza alla CICE sono circa un centinaio (fra queste: Fiat, Pirelli, Tosi, Marelli, Linificio e canapificio nazionale, Lanificio Rossi, Targetti, Miani e Silvestri, e tutti i principali cotonieri).
Nel 1922 Marinotti è chiamato a far parte della delegazione italiana alla conferenza di Ginevra in qualità di esperto in relazioni commerciali con la Russia sovietica. Una svolta per l’attività della CICE si realizza nel 1923, con l'ingresso nell’azienda di Senatore Borletti, che vi apporta ingenti capitali e le relazioni derivate dai suoi molteplici interessi industriali. Nel 1927 quest'ultimo acquisisce la maggioranza azionaria della società, divenendone presidente, mentre Marinotti continua a occupare la carica di amministratore delegato; si stabilisce allora tra i due imprenditori un legame di reciproca fiducia destinato a durare negli anni.
Verso la fine degli anni Venti la CICE inizia ad accusare nuove difficoltà, soprattutto a causa dell’irrigidimento dei controlli commerciali da parte del governo sovietico, ed ottiene scarsi risultati anche nel tentativo di estendere il suo raggio d’azione ad altri paesi, in particolare in area mediorientale. Nel 1929 la società viene acquisita da una concorrente, la Italo-Americana d’esportazione. Rimasto amministratore delegato, ma in posizione di assoluta subordinazione, Marinotti rassegna le dimissioni dalla CICE che, nel corso del 1930, è posta in liquidazione. In quello stesso anno è chiamato da Borletti a ricoprire l’incarico di direttore centrale della SNIA Viscosa.

 

La SNIA (Società di navigazione italo-americana) costituita a Torino nel 1917 come azienda di navigazione e trasporto di merci tra Italia e Stati Uniti, aveva in seguito avviato la produzione di filati artificiali con il sistema alla viscosa, che permetteva di ottenere, a costi contenuti, una fibra tessile con caratteristiche molto simili alla seta naturale. Nel 1922 la società aveva mutato la denominazione sociale in Società nazionale industria applicazioni Viscosa (SNIA Viscosa) e, guidata dall’imprenditore biellese Riccardo Gualino, si era affermata come leader indiscussa dell’industria del raion a livello mondiale. Nel 1925 il capitale sociale della SNIA Viscosa aveva raggiunto la cifra da primato di un miliardo di lire e i suoi titoli azionari erano quotati alle borse di Londra e New York. Gualino era riuscito a creare un gruppo societario di vaste dimensioni e fortemente integrato, sia orizzontalmente, sia verticalmente, e fino al 1926 l’andamento dell’impresa era stato positivo; a partire da quell’anno, però, la situazione era mutata radicalmente. La politica economica fascista, in particolare «quota novanta» e, in seguito, la grande depressione seguita alla crisi del 1929, avevano inferto duri colpi alla società, che esportava circa l’80% della sua produzione; Gualino, coinvolto nella crisi della Banca agricola italiana e di altre numerose società sotto il suo diretto controllo, e privo delle disponibilità finanziarie necessarie per risollevare la società, all'inizio del 1930 aveva rassegnato le dimissioni dalle cariche di presidente e consigliere di amministrazione. Nello stesso anno, entravano a far parte del Consiglio di amministrazione della SNIA alcuni nomi di spicco dell’ambiente imprenditoriale milanese, tra cui Borletti, eletto presidente, e Carlo Feltrinelli. Il nuovo management è invece diretta espressione del mutamento intervenuto nella proprietà aziendale: la SNIA, infatti, finisce sotto il controllo azionario dell’inglese Courtaulds e della tedesca Vereinigte Glanzstoff Fabriken (VGF), entrambe impegnate nella produzione di filati artificiali.
Marinotti e il nuovo gruppo dirigente della SNIA si trovano a gestire una società che versa in grave crisi, in quanto dotata di una capacità produttiva in eccesso, con molti impianti invecchiati e non ancora ammortizzati e consistenti partecipazioni in aziende poco remunerative, quando non totalmente da risanare. Borletti e Marinotti, d’accordo con gli azionisti della Courtaulds e della Glanzstoff, guidano un drastico ridimensionamento dell'impresa, che consente di azzerare i problemi derivati dalla approssimativa gestione contabile degli anni Venti. Artefice della riorganizzazione industriale della società è Marinotti che dal 1931 ricopre la carica di direttore generale unico e accentra tutti i poteri decisionali, diventando il protagonista indiscusso delle successive vicende dell'impresa.
Il gruppo SNIA, ridimensionato e razionalizzato, si risolleva dalla crisi, e negli anni successivi la società registra aumenti nella produzione e nella fatturazione, riuscendo a conseguire buoni risultati di bilancio, grazie a uno scrupoloso controllo dei costi. Nei primi anni Trenta l’azienda intraprende la produzione di fibre artificiali corte che, filate opportunamente, sono in grado di presentarsi sul mercato come succedanee della lana, del cotone e del lino; il massiccio investimento in questa direzione è il risultato di una rischiosa scelta personale di Marinotti. Il primo successo dello SNIA-fiocco si realizza sul mercato tedesco, dove il prodotto italiano è preferito a quello analogo della IG Farben.
Alla fine del 1934 la SNIA ricopre il 60% della produzione mondiale di fibre artificiali corte. Forte di questo successo, Marinotti riesce a imporre, contro la posizione della VGF e le perplessità della Courtaulds, un progetto di riconversione del 40% della capacità chimica inutilizzata alla produzione di fiocco viscosa.