Ministero della Cultura - MIC-Direzione generale archivi

Servizio Archivistico Nazionale

Archivi d'impresa

NECCHI, VITTORIO

La prima sede industriale dell'azienda Necchi, Pavia, anni '20 (Archivio fotografico Agostino Faravelli)

 
 

Pavia, 21 novembre 1898 - Milano, 17 novembre 1975

Figlio di Ambrogio, industriale del settore metallurgico e meccanico con tre stabilimenti a Pavia: nel primo decennio del Novecento la Società anonima Fonderie Ambrogio Necchi – costituita nel 1908 – ha una produzione differenziata che spazia dalla fusione della ghisa ai radiatori per caloriferi, dalle macchine agricole alle vasche da bagno, alle cucine economiche. Durante la prima guerra mondiale, nel 1916, muore il padre, e il giovane Necchi, tornato dal fronte al termine del conflitto, assume la guida dell’azienda di famiglia e decide di affiancare alle tradizionali attività la produzione di macchine per cucire “uso famiglia”. Nel 1919 costituisce le Industrie Riunite Italiane con 50 dipendenti, che l’anno successivo arrivano a produrre un totale di 2.000 macchine.

Dopo qualche anno di precaria attività, in cui la Necchi fatica a muoversi in uno scenario dominato dalla concorrenza dell’americana Singer e dei produttori tedeschi, l’impresa si avvia verso una relativa stabilità, anche grazie alla rete di punti vendita nazionali costruita dall'imprenditore nella prima metà degli anni Venti. Al 1925 risale la separazione delle attività aziendali familiari: alle due sorelle Nedda e Luigia e al marito di quest’ultima, Angelo Campiglio, restano le fonderie di ghisa e la smalteria (in una ricostituita azienda denominata Fonderie Necchi-Campiglio), mentre Necchi assume in proprio le produzioni di ghisa malleabile e di macchine per cucire. Nello stesso anno le Industrie Riunite Italiane sono trasformate nella Società Anonima Vittorio Necchi, della quale lo stesso Necchi assume la presidenza; la produzione annua si attesta allora sulle 6.120 macchine.
Nella seconda metà degli anni Venti l’imprenditore, insieme al nuovo direttore tecnico Emilio Cerri (un ingegnere proveniente dalla Fiat), promuove una ristrutturazione dell’impresa il cui esito è una crescita ininterrotta dei volumi produttivi, fino ad arrivare a quasi 20.000 esemplari usciti dagli stabilimenti nel 1930 (con il 10% delle macchine destinate ai mercati esteri).
 

Una delle prime macchine per cucire domestiche Necchi, destinate al mercato nazionale, anni '20 (Archivio fotografico Agostino Faravelli)

 
 

I primi anni Trenta, nonostante la riorganizzazione della rete di vendita in concessione, segnano una battuta d’arresto anche nell’espansione produttiva: agli effetti della difficile congiuntura internazionale si somma l’accresciuta concorrenza straniera, in particolare della Singer, che nel 1934 avvia la produzione in uno stabilimento a Monza.

Nel 1935 l’imprenditore è insignito del titolo di Cavaliere del lavoro. I quantitativi di macchine per cucire immessi sul mercato aumentano nella seconda metà del decennio, ma la produzione si arresta allo scoppio del secondo conflitto mondiale, mentre l’altro settore in cui Necchi è impegnato, quello della fonderia, è favorito dalle commesse dell’industria automobilistica e dei produttori di materiale ferroviario e, in misura minore, dallo smercio di raccordi e manicotti per tubazioni.

La nuova fase inaugurata nel dopoguerra vede la Necchi occupare una posizione preminente nel settore nazionale delle macchine per cucire: è la prima in quanto a numero di dipendenti, circa 1.200, e delle 120.000 macchine prodotte complessivamente in Italia nel corso del 1947, più del 40% proviene dagli stabilimenti di Necchi a Pavia. Gli impianti industriali hanno raggiunto un discreto livello di integrazione delle quattro linee produttive: la fonderia, le macchine per cucire industriali, le macchine per cucire familiari e l’ebanisteria (che realizza i mobili su cui vengono montate le stesse macchine per cucire). Al direttore tecnico Cerri, che collabora con Necchi dagli anni Venti, si deve l’introduzione di moderni criteri di standardizzazione del prodotto, nonché il progetto e il brevetto di una macchina familiare che, sfruttando un sistema di trasmissione adottato in precedenze solo sulle macchine industriali, ha la particolarità di cucire con un ago che, spostandosi a zig-zag, consente di attaccare bottoni, fare asole, rammendi e ricami: sarà questo il prodotto alla base del successo internazionale della Necchi nel secondo dopoguerra.