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Pescara 1918 - 1945: Anni difficili

Il litorale, Pescara 1930

 
 

A partire dal 1927 Pescara vive una fase di notevole incremento demografico, accompagnata da un discreto dinamismo industriale. Al momento della nascita della Provincia a Pescara sono censite 450 aziende che operano nei settori abbigliamento, tessile, alimentare, metalmeccanico e chimico-farmaceutico. Si tratta, per lo più, di piccole aziende a conduzione familiare, visto che solo 8 occupano più di 50 operai. Tra queste sono il cementificio Ciarrapico, le Fonderie Camplone, lo stabilimento chimico-farmaceutico Bucco, il pastificio Puritas.
Lo sviluppo industriale e commerciale di Pescara e della sua valle prosegue nel corso degli anni Trenta e, a meno di dieci anni dalla creazione della Provincia, si contano sul territorio pescarese 860 imprese: 15 occupano più di 50 lavoratori, e fra queste hanno più di 2.000 dipendenti gli stabilimenti elettrochimici di Bussi e le Fonderie Camplone. Gli anni Trenta vedono anche la realizzazione in città dei palazzi “monumentali”, che ospitano il liceo classico e gli uffici amministrativi e finanziari, e del maestoso ponte del Littorio, opere frutto dell’impegno di noti architetti di Regime come Vincenzo Pilotti e Cesare Bazzani.
Anche il settore turistico contribuisce allo sviluppo di Pescara, che si va dotando di moderne strutture ricettive e programma avvenimenti di richiamo; in primo piano è, a partire dal 1924, la Coppa Acerbo, una corsa automobilistica di importanza mondiale, che vede come primo vincitore Enzo Ferrari. Altri importanti interventi e iniziative contribuiscono inoltre a valorizzare la vocazione balneare della città, come la realizzazione del lungomare Nord e l’attivazione di una linea turistica stagionale di collegamenti aerei con la capitale, in partenza dall’aeroporto Liberi, con ben 89 voli nel corso dei tre mesi estivi.
Gli ultimi anni prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale sono difficili per il Paese, e la realtà pescarese deve misurarsi con la crisi di numerose aziende e con il conseguente aumento della disoccupazione.

 

I bombardamenti della fine dell’estate del 1943 causano diverse migliaia di morti, anche perché la città non è protetta in nessun modo dagli attacchi aerei; ciò che non distruggono gli aerei, come il ponte del Littorio e il porto-canale, è spazzato via dai tedeschi in ritirata nel giugno del 1944.
Le distruzioni della guerra rappresentano una nuova occasione di sviluppo nel periodo immediatamente successivo al conflitto; la popolazione riprende a crescere, a causa della depressione delle zone interne, e l’industria edilizia richiama braccia anche dalle regioni vicine. Nel dopoguerra si avvia una nuova fase anche per il settore industriale, che risorge dopo le distruzioni e le requisizioni del periodo bellico, così come un segnale di ritorno alla normalità è la ripresa dell’attività sportiva agonistica con l’istituzione, nel 1945, del Trofeo Matteotti, una corsa di ciclismo su strada che si disputa attorno a Pescara.

Risorse bibliografiche
M. Benegiamo, Il porto-canale di Pescara dall’Unità d’Italia al fascismo, in AA. VV., Pescara, il Porto, Pescara, Sigraf, 2004, pp. 67-100; C. Bianchetti, Pescara, Bari, Laterza, 1997; R. Colapietra, Pescara 1860-1960, Pescara, Costantini, 1980; L. Gorgoni, Lanzetta, Pescara da vicus a urbs, 1877-1977, Pescara, Stamperia artigiana, 1977; L. Lopez, Pescara dalle origini ai giorni nostri, Pescara, Nova Italica, 1993.