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Pescara 1918 - 1945: Anni difficili

Ponte Littorio, Pescara 1933

 
 

Nel Primo dopoguerra anche l’Abruzzo vive momenti difficili dal punto di vista politico; nelle elezioni politiche del 1919 i socialisti ottengono tre seggi in Parlamento e, tra il 1919 e il 1921, controllano le amministrazioni comunali di Pescara e Castellammare, diventando il bersaglio politico dei fascisti.
Il Primo dopoguerra può essere considerato un periodo di transizione, prima che la città arrivi a conquistare il primato economico e commerciale nella Regione; fondamentale è il controllo del polo industriale della Val Pescara, che all’epoca è ancora è in discussione a causa del mancato adeguamento delle strutture portuali.
Nel periodo 1919-1925 si realizzano limitati interventi nelle strutture portuali ma tali interventi, dopo la nascita della provincia, si trasformeranno in importanti opere strutturali.
Lo scenario economico e finanziario della città nel Primo dopoguerra si presenta vivace in quanto, a fianco agli imprenditori locali, si registrano significativi investimenti da parte di imprenditori esterni, che consolidano una tendenza già emersa nel periodo giolittiano. Le novità sul fronte industriale sono la società Azogeno, creata nel 1924 per la fabbricazione dell’ammoniaca sintetica, il Colorificio italiano blu oltremare (Cibo), il Mulino De Cecco, realizzato a Pescara nel 1927, il Cementificio Ciarrapico; sempre nel 1927 si avvia l’attività di Fernando Coen nel settore del commercio dei tessuti insieme ad industriali tessili di altre Regioni, mentre la Società italiana del petrolio realizza alcuni depositi in città.
L’evento più significativo di questo periodo è senza dubbio l’istituzione della Provincia e della Città di Pescara nel 1927. All’inizio degli anni Venti si delinea lo spostamento della vita economica della Regione dalla montagna verso la costa: Pescara e, soprattutto, Castellammare rappresentano i centri di richiamo per la popolazione che lascia i paesi dell’interno; il nuovo assetto amministrativo dell’area più sviluppata della Regione sancisce quindi lo spostamento dell’asse economico abruzzese dall’Aquila verso il mare.