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Servizio Archivistico Nazionale

Archivi d'impresa

Venezia-Mestre 1896 - 1918: La prima industralizzazione

La stazione di Venezia Santa Lucia prima della costruzione del palazzo compartimentale, 1908 (Università IUAV Istituto universitario di architettura di Venezia. Archivio Progetti, Fondo Eugenio Miozzi)

 
 

I primi anni del Novecento rappresentano anche per Venezia un importante balzo in avanti sulla via dell’industrializzazione e dello sviluppo economico, nonostante le difficoltà ereditate dai decenni precedenti.
Una prima prova è fornita dall’aumento demografico che si rivela costante fino almeno allo scoppio della Grande Guerra, portando la città a toccare le 151.498 unità nel censimento del 1911. Questo fenomeno si lega ad un miglioramento delle strutture logistiche all’interno della città; l’apertura di nuovi ponti, strade ed edifici produce un grande cambiamento all’interno del paesaggio urbano. Giudecca, Castello, Sant’Elena e la parte interna di Cannaregio appaiono sempre più quartieri ‘industriali’, dove le abitazioni si alternano a fabbriche e ciminiere, navi e chiatte, vagoni ferroviari e banchine. È del resto in questi anni che giungono a compimento le opere chiave iniziate nei decenni precedenti: l’estensione dell’acquedotto fino al Lido (1900); il completamento della ferrovia (1908); l’ampliamento del porto (1909). Il quadro logistico va ad incidere sullo sviluppo del settore turistico e favorisce la promozione della città all’estero, grazie anche alla diffusione delle guide commerciali che rendono ancor più attraente l’immagine della città lagunare.

 

Società veneziana per le industrie delle conterie, i forni per l'arrotondamento delle perle di vetro, Murano 1930 ca (Collezione privata)

 
 

Questi anni rappresentano il momento di maggior propensione verso il rinnovamento industriale, grazie a una collaborazione fra amministrazione locale e imprenditoria privata. Alla base dello sviluppo è il ripensamento delle stesse funzioni portuali, con l’obiettivo di attrarre nuove imprese, ma anche l’inizio di quel processo di espansione verso la terraferma, con la nascita di un hinterland industriale a Mestre, al fine di accogliere i lavoratori, e a Marghera, con il progetto della nuova area di insediamento industriale. Si realizza quindi una direttrice di trasporto fondamentale fra Venezia e Marghera, unite dalla linea ferroviaria che le collega idealmente al più complesso sistema di relazioni commerciali nazionali e internazionali. Si materializza in questo periodo l’idea di una ‘Grande Venezia’, che per rispondere alla modernità abbatte metaforicamente le proprie mura.
Un ruolo importante in questo processo svolgono alcune figure di imprenditori “nuovi”, primo fra tutti il giovane Giuseppe Volpi, a cui si affiancano altri esponenti di spicco dell’ambiente economico locale (come Foscari, Revedin, Papadopoli, Braida, Paganini, Toepliz). Il principale obiettivo di Volpi e del suo gruppo appare quello di stimolare l’arrivo in laguna di imprese e imprenditori. Già nel 1902 il capitano marittimo Luciano Petit, fortemente appoggiato dal conte Pietro Foscari (che lo presenta in Consiglio comunale il 5 giugno 1904), propone un progetto innovativo con l’obiettivo di proiettare Venezia verso l’entroterra dove i terreni poco costosi sono necessari alla nuova industria e all'insediamento della popolazione urbana in aumento, evitando così una chiusura “a riccio” della città. La bontà del piano viene poi riconosciuta con il decreto n. 603 del 15 maggio 1908, che reca l'approvazione di un piano regolatore per il porto commerciale nella terraferma.