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Servizio Archivistico Nazionale

Archivi d'impresa

MOTTA, Giacinto

Ai vertici dell'Edison
Dopo che nel 1907 una legge di riordino del settore porta al riscatto delle reti delle principali imprese telefoniche da parte dello Stato, Motta elabora un progetto di fusione delle concessioni minori che vedrà tuttavia la luce solo nel 1916, con la nascita dell’Unione telefonica italiana, di cui diventa Amministratore delegato.
Allo scoppio del Primo conflitto mondiale Motta è ormai diventato un’autorità riconosciuta in campo elettrotecnico, vanta una conoscenza diretta di molte delle imprese elettriche dell’Italia settentrionale e dei maggiori clienti industriali delle stesse, ha dimostrato notevoli capacità organizzative nel campo della progettazione di grandi installazioni idroelettriche e spiccate doti manageriali, affinate nel settore telefonico, dove sta portando a termine un importante processo di fusione di rilievo nazionale. Non stupisce quindi che, nel marzo del 1916, gli venga offerta la posizione di Consigliere d’amministrazione e Direttore Generale della più grande impresa elettrica italiana: la Società Edison di Milano, fondata nel 1884. La sua area di attività non si limita agli aspetti tecnici e ingegneristici, ma si estende fin da subito alla direzione strategica dell’azienda: già nel 1916 si occupa in prima persona dell’operazione che porta all’acquisizione da parte della Edison del controllo della produzione e della distribuzione dell’energia elettrica nella Lombardia orientale attraverso l’acquisto del pacchetto di controllo della Società elettrica bresciana.

 

L'indipendenza gestionale dell'azienda
Motta, che dopo la morte di Carlo Esterle, nel 1918, diventa Amministratore delegato della Edison, punta inoltre a impiegare le disponibilità finanziarie accumulate durante il periodo bellico per ottenere una progressiva autonomia della società dal controllo della Banca commerciale italiana. Fin dai primi anni successivi alla sua costituzione, ma soprattutto dagli anni Novanta dell’Ottocento, la Edison aveva affidato l’espletamento di tutte le sue operazioni finanziarie a un consorzio di banche guidato dalla Commerciale del quale facevano parte anche due case bancarie private, la Banca Zaccaria Pisa e la Banca Feltrinelli. Tale gruppo aveva progressivamente ampliato le sue funzioni, arrivando ad acquisire direttamente buona parte delle emissioni azionarie dell’impresa elettrica. La Banca commerciale, guidata dal 1917 da Giuseppe Toeplitz, aveva finito così per assumere, oltre alla funzione di principale finanziatore dell’azienda, anche quella di azionista di riferimento. Fra il 1918 e il 1919, con una serie di emissioni azionarie che portano il capitale della Edison da 24 a 96 milioni di lire, Motta riesce a raggiungere l’obiettivo di garantire l’indipendenza gestionale dell’azienda, respingendo il tentativo di scalata portato avanti da una cordata capeggiata dall’impresa siderurgica Ilva e sostenuto dalla Banca commerciale. Nei primi anni del dopoguerra la Edison si trova così in una posizione assolutamente favorevole per sfruttare le opportunità offerte dal mutato quadro dell’industria elettrica italiana.