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Servizio Archivistico Nazionale

Archivi d'impresa

CICOGNA, Furio

Furio Cicogna, Roma, 1964 (Archivio storico Luce, fondo V.E.D.O.).

 
 

L’ingresso nel settore chimico
Cicogna è designato nel marzo del 1939 membro del Consiglio nazionale delle corporazioni in rappresentanza della Federazione nazionale delle fibre tessili artificiali, e nel maggio dello stesso anno è nominato cavaliere del lavoro. Il suo tentativo in direzione di un rafforzamento del controllo statale sul cartello dei produttori di fibre artificiali fallisce, e all’inizio del 1942 l’Iri decide di riprivatizzare la società, cedendo il pacchetto di controllo a un gruppo di industriali lanieri, tra cui Gaetano Marzotto, Oreste Rivetti e Giuseppe Gavazzi.
Nel dopoguerra Cicogna, confermato dalla nuova proprietà nel ruolo di direttore generale e amministratore delegato, si trova a gestire i problemi derivanti dai danni riportati agli stabilimenti del gruppo e dal calo della domanda di fibre artificiali sul mercato interno, a cui tenta di porre rimedio aumentando l’esportazione verso i nuovi mercati del Sud America e dell’Estremo Oriente. Fra la fine degli anni Quaranta e l’inizio degli anni Cinquanta mette in atto una strategia di diversificazione produttiva, iniziando la produzione di raion per pneumatici e di prodotti petrolchimici per l’industria tessile e conciaria, e soprattutto avviando la sperimentazione sulle fibre sintetiche. L’interesse per queste ultime lo spinge ad entrare con decisione nel settore industriale chimico con l’acquisto, nel 1952, di metà del pacchetto azionario dell’azienda chimica Acsa e con la firma di un accordo con la Montecatini per l’utilizzo di brevetti per la produzione di filati e fibre poliammidiche, che inizia nel 1954.
L’ingresso nel settore chimico richiede tuttavia cospicui investimenti, che la proprietà non è in grado di effettuare. Nel corso del 1955 Cicogna guida un’operazione di trasformazione degli assetti proprietari dell’azienda, che culmina con il passaggio del pacchetto di controllo azionario alla società elettrica Edison. L’importante successo personale ottenuto con questa operazione è ulteriormente sottolineato dalla nomina nello stesso anno a consigliere della Edison e a presidente dell’Assolombarda, l’associazione degli industriali della Lombardia.

 

Confindustria, un presidente conservatore
Cicogna, che nel 1957 assume anche la presidenza della Châtillon, può così procedere alla realizzazione dei nuovi programmi di potenziamento degli impianti per la produzione di fiocco di raion e di fibre sintetiche. I risultati non tardano a venire: tra il 1959 e il 1964 il fatturato aumenta da 19,8 a 42,5 miliardi di lire, mentre i dipendenti passano dalle 4.000 alle 7.000 unità. A partire dall’inizio degli anni Sessanta, Cicogna avvia anche un processo di internazionalizzazione dell’azienda, attraverso la costruzione di impianti produttivi in Unione Sovietica e in Romania.
Nel febbraio del 1961 Cicogna viene eletto alla presidenza della Confindustria e in questa veste l’anno successivo si oppone con forza al progetto governativo di nazionalizzazione dell’energia elettrica, criticando aspramente il crescente intervento dello Stato nell’economia. Nonostante la sconfitta subita con l’approvazione della legge di nazionalizzazione dell’industria elettrica nel novembre del 1962, Cicogna viene confermato alla guida della Confindustria nel febbraio del 1963. Negli anni successivi la sua azione come presidente dell’organizzazione degli industriali si articola intorno a una linea di rigido rifiuto della politica di programmazione economica avviata dai primi Governi di centro-sinistra. Nel campo delle relazioni sindacali Cicogna si pone su posizioni nettamente conservatrici, manifestando una ferma opposizione sia nei confronti delle proposte di riforma della struttura della contrattazione basate sull’articolazione per settori e aziende, sia al varo nel 1962 della legge per la validità erga omnes dei contratti nazionali di lavoro. Nel 1965, quando in sede governativa si comincia a discutere di uno “statuto dei lavoratori”, da tradurre in legge come strumento di sostegno all’azione del sindacato, egli si dichiara contrario, difendendo la struttura bipolare delle relazioni industriali. Nel marzo del 1966 Cicogna viene sostituito nella presidenza della Confindustria da Angelo Costa (già vicepresidente nel biennio 1961-62).