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Servizio Archivistico Nazionale

Archivi d'impresa

PIRELLI, Giovanni Battista

Giovanni Battista Pirelli.

 
 

Varenna (CO), 27 dicembre 1848 - Milano, 20 ottobre 1932

La famiglia di origine di Pirelli è «non povera, ma modesta», come risulta dalla ricostruzione redatta dal figlio Alberto nel 1946: il padre, Santino, era «prestinaio» (fornaio), mentre i genitori della madre erano registrati come «possidenti».
Nel 1861 il giovane Pirelli si trasferisce a Milano per frequentare la Sezione Fisico-Matematica dell’Istituto tecnico di Santa Marta (oggi “Carlo Cattaneo”). Ottenuta la licenza con il massimo dei voti, nel 1865 si iscrive alla Facoltà di Scienze fisiche, matematiche e naturali dell’Università di Pavia, dove segue il biennio propedeutico di studi fisico-matematici.
In questi anni i fermenti patriottici di stampo risorgimentale, largamente diffusi in tutti gli strati della società lombarda, svolgono una parte importante nella formazione politica e culturale del giovane Pirelli. Nel 1866, insieme a molti compagni di studi e al suo professore Giuseppe Colombo – futuro fondatore della società Edison – si arruola nel III reggimento dei volontari garibaldini e partecipa alla Terza guerra di indipendenza, combattendo nella battaglia di Monte Suello (Brescia) del 3 luglio 1866, e in seguito alla sfortunata impresa di Mentana.
Nel 1867 si iscrive all’Istituto tecnico superiore di Milano (il futuro Politecnico): dapprima frequenta i corsi della Sezione di Ingegneria civile ma, dopo il primo anno, opta per quella di Ingegneria industriale, dove ritrova il suo maestro Giuseppe Colombo. Il 10 settembre 1870 consegue il diploma di Ingegnere industriale ottenendo i migliori voti della sua sezione.

 

Fotografia di gruppo di maestranze dello Stabilimento Pirelli, Milano 1883 (Fondazione Pirelli, Archivio storico, Fondo Documenti per la storia delle industrie Pirelli)

 
 

Grazie al Premio Kramer
Questo risultato gli consente di vincere una delle due borse di studio istituite dalla nobildonna milanese Teresa Berra Kramer, destinate ai due migliori laureati del Politecnico. Il Premio Kramer gli permette di intraprendere un “viaggio di istruzione” all’estero con l’obiettivo di individuare e studiare “una industria nuova”: il viaggio dura quasi 10 mesi (novembre 1870 - settembre 1871) e lo porta nelle più sviluppate regioni industriali dell’Europa continentale: Pirelli acquisisce un’esperienza diretta delle realtà produttive più moderne dell’epoca ed entra in contatto con alcuni dei protagonisti dello sviluppo industriale europeo, in particolare nel settore della lavorazione della gomma elastica (caucciù).
Dopo il suo rientro a Milano, Pirelli costituisce nel gennaio 1872 la prima impresa italiana per la manifattura di oggetti in caucciù, la società in accomandita semplice G. B. Pirelli & C., della quale è nominato gerente, e al cui capitale partecipano personalità importanti della vita economica cittadina. Il primo stabilimento, sorto sulle rive del torrente Sevesetto (nell’area dove oggi sorge il grattacielo “Pirelli”) ha proporzioni modeste: poco meno di 1.000 metri quadrati coperti, una motrice a vapore di 26 Hp effettivi, cinque impiegati e 40 operai, che diventeranno oltre 250 in meno di dieci anni. La nuova impresa si trova ad operare in un settore industriale ancora nella sua prima fase di sviluppo, soprattutto se si considera che il processo di vulcanizzazione, essenziale per eliminare la grande sensibilità del caucciù ai cambiamenti termici, era divenuto pienamente applicabile solo nel 1844 e si era andato diffondendo piuttosto lentamente nei decenni successivi. Le lavorazioni della Pirelli si estendono rapidamente dal nucleo iniziale dei cosiddetti “articoli tecnici” – prodotti semplici per l’industria come cinghie e tubi – e arrivano a comprendere i prodotti in gomma per un’ampia varietà di settori, dai cavi ai pneumatici, fino ai beni di consumo come impermeabili e calzature in gomma. Superato il difficile biennio d’esordio, nel quale Pirelli deve farsi carico anche della gestione tecnica, l’impresa conosce una progressiva affermazione, prima sul mercato interno, grazie anche alle commesse da parte dell’amministrazione militare, e poi all’estero: al termine del terzo anno di attività le vendite coprono più di metà del consumo nazionale di manufatti di gomma.