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Servizio Archivistico Nazionale

Archivi d'impresa

ALINARI, fratelli

Ritratto dei dipendenti dello stabilimento fotografico Fratelli Alinari, Firenze, 1899 (Alinari 24 Ore).

 
 

Firenze, Romualdo (1830-1890), Leopoldo (1832-1865), Giuseppe (1836-1890)

Famiglia di fotografi e di editori artistici fiorentini. Romualdo, Leopoldo e Giuseppe Alinari restano orfani di Sebastiano, incisore, ancora bambini; cominciano molto presto a lavorare nelle botteghe cittadine: nel corso del quarto decennio dell’Ottocento il primogenito trova impiego presso il banco Batacchi; Leopoldo è apprendista dal calcografo Giuseppe Bardi e Giuseppe lavora per qualche tempo dall’intarsiatore Falcini.
Nel 1850, entusiasmatosi per le possibilità offerte dalle prime riproduzioni fotografiche, Bardi apre un piccolo laboratorio poco distante dalla sede del suo opificio, e spinge Leopoldo ad avvicinarsi alla fotografia, incaricandolo di seguire per suo conto la nuova attività. Si deve a lui se il giovane Alinari, appassionatosi alla nuova arte, ha la possibilità materiale di apprenderne i metodi e, successivamente, di esercitarla. Bardi infatti invia Leopoldo presso alcuni dei più accreditati studi fotografici italiani e finanzia l’avvio dell’attività procurando le costose attrezzature e i materiali necessari. L’intuizione delle grandi possibilità offerte dalla tecnica fotografica, con la quale si possono realizzare fedeli ritratti e riprodurre in serie illimitata le immagini delle opere d’arte delle quali la città è ricca – e che i numerosi turisti in visita a Firenze mostrano di gradire –, spinge Leopoldo Alinari nel 1854 a rilevare il laboratorio e a intraprendere l’attività di fotografo in proprio. In quello stesso anno si associa all’attività di Leopoldo il fratello minore Giuseppe e nasce la Fratelli Alinari: la società ha presto successo ed espande la sua attività acquisendo altri spazi per allestire una nuova sala posa per i ritratti, mentre Leopoldo si reca a Parigi e a Vienna per perfezionare l’arte e approfondire la conoscenza di nuove tecniche.

 

Nuovi processi e nuovi materiali
La riproduzione di opere d’arte, vedute e scorci della città, insieme alla ritrattistica, costituiscono i temi espressivi della fotografia di allora; i fratelli Alinari iniziano quindi la riproduzione sistematica delle opere d’arte cittadine su speciali lastre fotografiche al collodio umido, di grandi dimensioni, che Leopoldo prepara personalmente. Presto il nome Alinari diventa celebre: l’arte e la tecnica della ripresa e della successiva riproduzione fotografica muovono ancora i primi passi, e con i modesti mezzi scientifici e tecnologici a disposizione Leopoldo e Giuseppe sperimentano nuovi processi e nuovi materiali, ed è soprattutto il primo, fecondo di iniziative e di intuizioni, a dare impulso alla società.
Con il definitivo decollo dell’attività, nei primi anni dello Stato unitario, ai due Alinari si unisce anche il fratello maggiore Romualdo il quale, partito tra i volontari toscani della guerra del 1859, era ritornato a Firenze due anni dopo. Romualdo dà il proprio contributo all’impresa occupandosi della gestione amministrativa.
L’azienda occupa ormai una trentina di dipendenti e, divenuti presto insufficienti gli ambienti produttivi, nel 1863 la sede è trasferita nei più spaziosi ed eleganti locali di via Nazionale (successivamente largo Alinari) appositamente allestiti per svolgere al meglio l’attività di posa, riproduzione e stampa fotografica.
Il trasferimento della capitale da Torino a Firenze nel 1865 porta negli ambienti del nuovo atelier molti personaggi di rilievo: oltre agli esponenti della classe politica, vengono fotografati dagli Alinari artisti e altri personaggi di primo piano italiani e stranieri di passaggio a Firenze. La fama degli Alinari per la qualità delle loro riproduzioni artistiche porta all’impresa nuove commesse da altre regioni d’Italia e dall’estero. L’arciduca Alberto d’Austria commissiona allo studio Alinari la riproduzione di una collezione di disegni conservati alla Galleria degli Uffizi di Firenze, quindi gli Alinari vengono incaricati di fotografare alcune opere alla Galleria dell’Accademia di Venezia e, successivamente, i disegni monocromi di Raffaello, custoditi dalla Galleria Imperiale di Vienna.