Ministero della Cultura - MIC-Direzione generale archivi

Servizio Archivistico Nazionale

Archivi d'impresa

VALLETTA, Vittorio Giuseppe

Parata durante l'inaugurazione dello Stabilimento Fiat Mirafiori, Torino, 1939 (Archivio e centro storico Fiat, Archivio iconografico).

 
 

Con la tecnica del camaleonte
Valletta pone in essere, con l’approvazione di Agnelli, una struttura fortemente accentrata, all’interno della quale le varie sezioni riferiscono in dettaglio al vertice la loro attività con cadenza settimanale. Al termine di un decennio di crisi, ma anche di crescita e di grandi profitti come quelli derivanti dalla guerra di Etiopia, nel 1939 Valletta viene nominato Amministratore delegato (Edoardo, l’unico figlio di Giovanni Agnelli, era scomparso in un incidente aereo nel 1935).
Valletta resta solo al comando della Fiat nel periodo terribile dell’occupazione tedesca, mettendo in pratica la tecnica del “camaleonte”: accetta tutti gli ordini degli occupanti tedeschi, attuando un silenzioso ostruzionismo e salvando diversi lavoratori dalla deportazione in Germania, e allo stesso tempo finanzia il Comitato di liberazione nazionale (Cln) e prende contatti con gli Alleati. Alla fine della guerra, Valletta viene messo sotto processo di epurazione, mentre la Fiat è affidata a quattro commissari nominati dal Cln: l’ingegner Gaudenzio Bono, che diverrà in seguito il braccio destro di Valletta; l’ingegner Fognaloro, un altro tecnico Fiat; Aurelio Peccei, dirigente del settore commerciale; il comunista Giovanni Battista Santhià. Valletta, che vive quasi in clandestinità, mantiene tuttavia saldamente il controllo dell’azienda. Dichiara Peccei in un’intervista: «Ero favorevole all’epurazione di tutto lo stato maggiore Fiat, senza alcuna esclusione, tranne che di Valletta. Valletta era utile, anzi necessario, anzi indispensabile, era l’unico che sapesse mandare avanti l’azienda». In effetti nel luglio del 1946 Valletta torna trionfalmente alla Fiat, questa volta come Presidente.

 

Vittorio Valletta accanto alla Fiat "500 D", Torino, 1964 (Archivio e centro storico Fiat, Archivio iconografico).

 
 

La grande stagione del Professore
Valletta possiede meno dell’1% delle azioni e il controllo proprietario è saldamente nelle mani della famiglia Agnelli, ma il vecchio Senatore era scomparso nel dicembre 1945 e suo nipote Gianni, all’epoca venticinquenne, non si ritiene ancora pronto ad assumere responsabilità nell’impresa. Si apre quindi la “grande stagione del Professore”: Valletta convince le autorità americane a finanziare la Fiat – soprattutto attraverso l’European Recovery Program (la denominazione ufficiale del cosiddetto “piano Marshall”) di cui l’azienda torinese sarà il principale beneficiario in Italia, ottenendo in prestito una cifra pari a quasi 31 milioni di dollari, il 12% circa del totale – per un vasto rinnovamento impiantistico, che concretizzi il progetto del Senatore Agnelli, il quale nel 1936 aveva dato inizio alla costruzione del nuovo impianto di Mirafiori. Il progetto dettagliato, contenente le indicazioni sui macchinari che la Fiat desidera acquistare, viene presentato nell’ottobre del 1948 ed è talmente particolareggiato da stupire le stesse autorità americane: vi sono elencate ben 3.000 voci di spesa, corredate di indicazioni analitiche riguardanti gli oltre 400 costruttori di macchinari cui ci si intendeva rivolgere. Valletta insiste sulla centralità della produzione automobilistica, rassicurando i suoi interlocutori americani  e italiani sulla congruenza degli investimenti proposti con le potenzialità del mercato italiano e il programma di sviluppo dell’azienda.