Ministero della Cultura - MIC-Direzione generale archivi

Servizio Archivistico Nazionale

Archivi d'impresa

BADONI, Giuseppe

Con i Falck
L’imprenditore lecchese dedica tutto il decennio Quaranta alla progettazione e alla messa in funzione di un polo produttivo integrato, che assegna alle fucine di Lecco il compito di procedere alla prima fusione del rottame e alla fabbricazione di masselli, che vengono poi trasportati a Bellano per essere sottoposti alle operazioni di cilindratura e laminatura in un impianto in cui Badoni sperimenta, tra i primi in Italia, l’utilizzo della torba, abbondante nell’area, in sostituzione del carbone da legna. Nel frattempo, in un altro stabilimento minore, a Somana (frazione di Mandello del Lario), si concentra la produzione di corazze navali. In questo modo la Badoni si inserisce in un mercato in cui i manufatti ottenuti dalla cilindratura (principalmente le lamiere, ma anche le rotaie) sono prevalentemente importati.
Per la realizzazione dello stabilimento di Bellano e il riordino delle officine lecchesi Badoni si avvalse della collaborazione  di Georges Henry Falck (1807-1885), e poi del figlio Enrico Falck (1828-1878), che a Castello realizza tra 1850 e 1853 un moderno impianto di puddellaggio. La collaborazione dei due ingegneri alsaziani si rivela preziosa, tanto che la Badoni in pochi anni giunge a primeggiare tra gli stabilimenti metallurgici della Penisola. Per i Falck il rapporto con Badoni segna anche l’inizio dell’attività imprenditoriale in Lombardia, con l’affitto, a partire dal 1859, del “Seminario”, un opificio di fusione e poi di cilindratura di proprietà della famiglia leccheseBadoni posto sempre nel comune di Castello, sopra Lecco.
 

 

Dopo l’unificazione
Gli anni immediatamente successivi all’unificazione furono difficili per Badoni, il quale aveva tenacemente perseguito la realizzazione di un complesso siderurgico articolato e integrato, prevedendo che la politica industriale del nuovo Stato avrebbe sostenuto con commesse pubbliche, e tramite sgravi e protezioni tariffarie, i pochi poli siderurgici esistenti ed efficienti: le due condizioni non si verificano subito. L’assenza di sostegno e protezione, insieme ad una ciclica fase di rallentamento nella domanda, portano in breve la Badoni sull’orlo della crisi e infine, nel 1867, al fallimento.
È anche il momento in cui Badoni chiude la sua carriera imprenditoriale; nel frattempo ha ottenuto il seggio di deputato (1865-67, nella IX legislatura), e ricopre una serie di cariche politiche a livello locale, provinciale e regionale. Nel 1873 sarà tuttavia ancora Badoni, in qualità di delegato della Camera di Commercio del distretto, a invocare di fronte al Comitato dell’Inchiesta Industriale provvidenze e commesse pubbliche necessarie ai produttori siderurgici locali.
Giuseppe Badoni muore nel 1877. L’attività imprenditoriale della famiglia proseguirà con i due figli maggiori di Badoni, Carlo (1836-1888) e Antonio (1839-1892), che riattiveranno, nel 1878, lo stabilimento meccanico di Castello di Lecco costituendo la società Carlo e Antonio F.lli Badoni. Una terza generazione della famiglia Badoni guiderà l’impresa – dal 1900 denominata Antonio Badoni e C. – fino agli anni Settanta del Novecento.

Risorse archivistiche e bibliografiche
L’archivio della famiglia Badoni, ora presso i Musei Civici di Lecco, non ordinato, conserva documenti relativi all’attività dell’impresa, tra cui copia di vari rogiti notarili e scritture contabili. F. Bonelli, ad vocem,  in Dizionario biografico degli italiani, Istituto della Enciclopedia Italiana, V, 1963; G. Cortella, I Badoni e l’industria del ferro nell’800 lecchese, Milano, Franco Angeli, 1988. Sull’ambiente distrettuale da cui provengono e in cui operano i Badoni, A. Colli, Legami di ferro. Storia del distretto metallurgico e meccanico lecchese tra Otto e Novecento, Roma, Meridiana Libri-Donzelli, 1998.