Ministero della Cultura - MIC-Direzione generale archivi

Servizio Archivistico Nazionale

Archivi d'impresa

PESENTI, Carlo

La costruzione di un grande gruppo polisettoriale
Nel corso degli anni Cinquanta il gruppo Italcementi acquisisce partecipazioni azionarie in numerose imprese industriali e società finanziarie. Fra queste ultime spicca la Bastogi, all’epoca vero e proprio “salotto buono” del capitalismo italiano, del cui consiglio d’amministrazione Pesenti entra a far parte nel 1951.  
Nel giugno 1956, con un investimento effettuato in prima persona, diviene anche il maggiore azionista della Lancia, in quel momento in gravi difficoltà finanziarie. Il tentativo di risollevare le sorti della seconda casa automobilistica italiana si rivela però sostanzialmente impossibile. Nonostante l’intuizione che per l’azienda occorresse definire una posizione di nicchia nel segmento alto di mercato e gli ingenti investimenti effettuati per perseguire tale obiettivo – in particolare la costruzione di un nuovo stabilimento a Chivasso (Torino) – la recessione iniziata nel 1964 e il conseguente calo della domanda costringono Pesenti  a cedere il controllo della Lancia alla FIAT nel 1969. 
Durante gli anni Sessanta assume particolare rilevanza l’espansione nel settore bancario, che tocca il suo culmine nel 1967 quando viene costituito, attraverso la fusione di otto istituti di credito già acquisiti negli anni precedenti, l’Istituto Bancario Italiano (IBI), la terza banca privata in Italia per entità dei depositi.  Nello stesso anno Pesenti, che nel 1962 è stato nominato Cavaliere del Lavoro, assume anche la presidenza dell’Italcementi, in seguito alla scomparsa del cugino Antonio.
All’inizio degli anni Settanta il complesso di aziende controllate da Pesenti raggiunge il massimo della sua estensione e forza finanziaria, arrivando ad occupare il tredicesimo posto nella graduatoria delle imprese italiane in base al fatturato complessivo, conservando però una struttura piuttosto anomala nel contesto dei grandi gruppi italiani, al cui vertice si trova in genere una holding finanziaria. In questo caso la capogruppo è invece l’Italcementi, un’impresa industriale che, attraverso la finanziaria Italmobiliare, controlla le partecipazioni più importanti detenute da Pesenti nel settore bancario (Credito Commerciale di Cremona, IBI, Banca Provinciale Lombarda, Efibanca, Banca di Alessandria), assicurativo (il gruppo RAS), immobiliare (il complesso turistico di Punta Ala in Toscana), editoriale e cartario (i quotidiani “La Notte” e “Il Tempo”, le Cartiere Burgo), una quota rilevante nelle Acciaierie Falck e il controllo dell’azienda elettromeccanica Franco Tosi. La grande espansione del gruppo ha portato tuttavia ad un parziale indebolimento della catena di controllo, culminato alla metà degli anni Sessanta con la discesa della quota azionaria detenuta dalla famiglia Pesenti nell’Italcementi al di sotto del 50%. 
 
Dal tentativo di scalata di Michele Sindona alla crisi degli anni Settanta
Fra il 1968 e il 1969 l’Italcementi viene fatto oggetto di un tentativo di scalata ostile in Borsa da parte del finanziere Michele Sindona, che arriva a rastrellare un consistente pacchetto azionario, pari a più di un terzo del capitale sociale. L’operazione viene infine bloccata grazie al decisivo intervento del governatore della Banca d’Italia Guido Carli, ma l’elevato prezzo pagato per poter rilevare le azioni acquisite da Sindona porta ad un significativo peggioramento della situazione finanziaria del gruppo e costringono Pesenti a chiedere, nel 1972, un prestito allo IOR (Istituto per le Opere di Religione), ente finanziario del Vaticano. 
Negli anni successivi il netto calo della redditività dell’industria del cemento causato dalla crisi petrolifera del 1973, e le difficoltà di mercato che colpiscono senza distinzioni tutte le aziende del gruppo, spingono Pesenti ad iniziare un graduale processo di dismissioni. Nel 1975 vengono cedute al Banco Lariano le partecipazioni di maggioranza nel Credito Legnanese e nella Banca Alto-Milanese, mentre l’anno dopo viene ceduto alla Montedison parte del pacchetto di maggioranza della Bastogi. Nel 1979 è la volta del Credito Commerciale di Cremona, ceduto al Monte dei Paschi di Siena. Sempre nello stesso anno, su pressione della Banca d’Italia e del Ministero del Tesoro, Pesenti deve ridisegnare la struttura del gruppo, ponendo fine all’anomalia rappresentata da una società finanziaria come l’Italmobiliare che controllava istituti bancari ed era posseduta da un’impresa industriale. Il problema viene risolto attraverso l’acquisizione del pacchetto di controllo dell’Italcementi da parte della stessa Italmobiliare, ribaltando in tal modo l’originario rapporto tra le due società.  
All’inizio degli anni Ottanta l’esplosione dell’indebitamento dell’Italmobiliare – dai quasi 600 miliardi di lire del 1980 ai 773 miliardi del 1981 agli oltre 1000 del 1982 – porta ad ulteriori dismissioni: la banca IBI viene ceduta alla Cariplo nel 1982, mentre due anni dopo è la volta della Banca Provinciale Lombarda, venduta all’Istituto San Paolo di Torino. 
 Agli inizi del 1983, in seguito all’aggravarsi delle sue condizioni di salute è costretto a passare il testimone al figlio Giampiero, che nel corso degli anni Ottanta porterà a termine il processo di risanamento del gruppo. Muore nel settembre 1984 al General Hospital di Montreal, in seguito a complicanze cardiache.
 
Risorse archivistiche e bibliografiche
 Per la ricostruzione di un profilo dell’attività imprenditoriale di Carlo Pesenti si possono consultare i documenti dell’Archivio storico della Italcementi, conservati presso la sede della Fondazione Famiglia Legler a Brembate di Sopra (BG). Si vedano anche il volume giubilare C. Fumagalli, La Italcementi. Origine e vicende storiche, Italcementi, Bergamo, 1964 e il saggio di Vera Zamagni, Italcementi. Dalla leadership nazionale all’internazionalizzazione, Il Mulino, Bologna, 2006.