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Servizio Archivistico Nazionale

Archivi d'impresa

REISS ROMOLI, Guglielmo

Operatrici al lavoro nella centrale telefonica della Società telefonica interregionale piemontese e lombarda addette a varie attività, come servizio di segreteria telefonica, elenco abbonati, ora esatta, etc., Torino 1958 (Fondazione Telecom Italia, Sip)

 
 

Risanamento e rilancio della Stet

Le competenze finanziarie acquisite in campo nazionale e internazionale gli sono riconosciute nel 1946 con la nomina da parte dei vertici dell’Iri a direttore generale della Stet.

Nel settore telefonico nazionale, la riparazione dei danni dovuti all’attività bellica, l’obsolescenza degli impianti e l’inadeguatezza delle tariffe telefoniche rispetto al crescente aumento dei costi rappresentano i principali problemi che Reiss Romoli si trova ad affrontare al momento della sua nomina. Il manager triestino avvia l’opera di risanamento e di rilancio dell’azienda concentrandosi su una serie di interventi mirati ad aumentare l’efficienza aziendale e a consolidarne la struttura finanziaria, quali ad esempio il coordinamento delle attività di ricostruzione degli impianti da parte delle concessionarie e la razionalizzazione degli approvvigionamenti di materiali. A livello più generale l’azione di Reiss Romoli è impostata nella direzione di assicurare una maggiore centralizzazione della gestione del gruppo telefonico pubblico. Strategica in questo senso è la costituzione di un Comitato tecnico centrale, un organo consultivo che fin dall’inizio dei suo lavori – nell’ottobre del 1946 – effettua una completa ricognizione degli impianti e dei magazzini, riesamina i contratti con i fornitori, avvia corsi di aggiornamento per gli impiegati tecnici e coordina i piani di sviluppo delle concessionarie. La crisi finanziaria dell’azienda, appesantita da un eccessivo ricorso al credito a breve termine, viene invece risolta nel 1948 con la stipula di un mutuo a condizioni agevolate per 3,1 miliardi di lire con l’Imi e con un aumento di capitale da 400 milioni a 1,5 miliardi di lire. Lo sviluppo del gruppo telefonico pubblico viene perseguito da Reiss Romoli anche grazie ad un processo di integrazione verticale che ha il suo perno nell’acquisizione della filiale italiana della Siemens, portata a compimento nel 1950. Tramite quest’acquisizione – la cui importanza è testimoniata dal fatto che ben i tre quarti delle centrali telefoniche urbane installate in Italia in quel momento risultano prodotte dall’azienda tedesca –, la Stet riesce a collocarsi sulla stessa strada intrapresa dai maggiori gruppi telefonici internazionali.
 

Primi telefoni a colori, anni '60 (Fondazione Telecom Italia, Sip)

 
 

Un’estesa base azionaria

Grazie alla crescita economica generale del Paese negli anni Cinquanta, che comporta un incremento della domanda del servizio telefonico senza precedenti, Reiss Romoli può avviare un processo di sviluppo di considerevoli dimensioni. Alla fine del 1956 gli abbonati risultano quintuplicati rispetto al 1946, mentre la Stet è ormai un gruppo industriale di tutto rispetto, con 15.580 dipendenti (5.000 in più del 1946). L’ambizioso piano di investimenti, necessario per adeguare la dotazione degli impianti all’aumento della domanda, viene finanziato nel corso degli anni Cinquanta con una serie di ripetuti aumenti di capitale, attraverso i quali Reiss Romoli punta a raggiungere anche un altro dei principali obiettivi della sua strategia aziendale, quello di estendere la base azionaria nella maniera più ampia possibile. Negli anni della sua gestione vengono conseguiti indubbi successi in questo campo, visto che gli azionisti privati passano da circa 4.500 nel 1948 a quasi 60.000 nel 1961.
Nella prima metà degli anni Cinquanta Reiss Romoli partecipa attivamente al dibattito pubblico sugli assetti futuri del settore telefonico, opponendosi sia ai sostenitori della nazionalizzazione, sia a quelli di una completa privatizzazione, sottolineando i meriti della formula Iri, basata su aziende a partecipazione mista, privata e pubblica, e maggiormente in grado di stare al passo con la rapida evoluzione tecnologica del settore delle telecomunicazioni.
 
Un solo gruppo per il sistema telefonico pubblico
 
Il successo del modello Stet spinge nel 1956 il Parlamento italiano a decidere di concentrare nell’Iri l’intero sistema telefonico italiano. Le due concessionarie ancora in mani private, la Teti e la Set, vengono acquisite dall’Iri, che successivamente trasferisce i pacchetti di maggioranza delle due società al gruppo Stet. Per la prima volta dalle sue origini, tutto il sistema telefonico italiano – con la sola eccezione delle linee interurbane di lunga distanza e di quelle internazionali – è controllato e coordinato da un solo gruppo. All’inizio degli anni Sessanta, al momento della scomparsa di Reiss Romoli, il sistema italiano delle telecomunicazioni ha ormai raggiunto dimensioni paragonabili a quelle delle maggiori nazioni industrializzate.
Reiss Romoli, sempre legato alla sue origini, dopo la fine del Secondo conflitto mondiale si era impegnato costantemente in attività assistenziali e benefiche verso i profughi italiani dell’area giuliana e dalmata, divenendo anche presidente dell’Opera per l’assistenza ai profughi giuliani e dalmati.
Muore a Milano nella primavera del 1961.
 
Risorse bibliografiche
B. Bottiglieri, STET: strategie e strutture delle telecomunicazioni, Milano, Franco Angeli, 1987; B. Bottiglieri, Guglielmo Reiss Romoli (1895-1961), in I protagonisti dell’intervento pubblico in Italia, a cura di A. Mortara, Milano, Franco Angeli, 1984.