Ministero della Cultura - MIC-Direzione generale archivi

Servizio Archivistico Nazionale

Archivi d'impresa

PERONI, Giovanni

Giovanni Peroni, inizi Novecento (Archivio storico e Museo Birra Peroni, fondo fotografico).

 
 

Vigevano (PV), 2 dicembre 1848 - Roma, 2 gennaio 1922

Il padre Francesco si era mosso sul finire del 1845 dalla natìa Galliate, in provincia di Novara, per avviare a Vigevano una modesta attività di fabbricazione della birra. Al primogenito Giovanni Peroni viene affidato, giovanissimo, il compito di recarsi a Roma, non ancora capitale del Regno, per seguire da vicino l’avviamento di una seconda fabbrica di birra, destinata a soppiantare la prima.
La sede vigevanese chiuderà infatti i battenti nel 1896, mentre la sede romana, esistente in verità dal 1864 sotto la direzione di soci del padre, è presa in carico dal giovane Peroni nel 1867.
La prima fabbrica Peroni a Roma è installata in via Due Macelli. Motivi logistici ed esigenze di sviluppo portano nel 1871 Peroni a prendere in affitto, e in seguito ad acquistare, dall’amministrazione del manicomio di S. Maria della Pietà un nuovo immobile in borgo S. Michele, oggi borgo S. Spirito, sul lato sinistro del colonnato della Basilica di S. Pietro.
Negli anni Settanta e Ottanta dell’Ottocento le Fabbriche di birra ed acque gazzose Francesco Peroni sedimentano la propria posizione commerciale a Roma, grazie alla rete di relazioni tessuta da Peroni; anche il fratello Cesare lascia nel 1887 Vigevano alla volta di Roma, per entrare operativamente in azienda un paio di anni dopo.

 

Più tasse, meno birra
Nell’ultimo decennio del XIX secolo il numero delle fabbriche di birra attive sul territorio nazionale aveva subito una forte contrazione e la loro produzione era stata praticamente dimezzata: il fattore scatenante della crisi era stato il raddoppio della tassa di fabbricazione, introdotto nel 1891. Il maggiore carico fiscale aveva messo infatti in ginocchio le manifatture più deboli, che già trascinavano un’esistenza precaria. Le fabbriche operative, oltre 140 nell’esercizio finanziario 1889-1890, con una produzione complessiva di 157.629 ettolitri, erano così scese a meno di 90, con un prodotto totale che non raggiungeva i 100.000 ettolitri.
Alla fine dell’Ottocento si registra una certa uniformità nei tipi di birra prodotti in Italia: i prodotti più smerciati erano la birra “uso Vienna”, giallognola e poco amara, e la birra “uso Monaco” o “uso Baviera”, contraddistinta dal colore bruno e dal sapore dolciastro, entrambe prodotte con il metodo a bassa fermentazione, introdotto in Baviera attorno al 1810-1820; la tecnica a bassa temperatura aveva avuto rapida diffusione in Europa, in particolare dopo la presentazione ufficiale all’esposizione universale di Parigi del 1867. Le birre “uso Monaco” e “uso Vienna” avevano incontrato anche il gusto dei consumatori italiani perché più adatte al clima mediterraneo rispetto alle forti birre stout inglesi o alle corpose birre ad alta fermentazione e maggiore gradazione alcolica, sempre di provenienza germanica, ed era stato il fratello di Peroni, Cesare, ad apprendere i segreti della fabbricazione della birra a bassa fermentazione recandosi presso le università birrarie tedesche.
Il radicamento della ditta a Roma negli anni Ottanta dell’Ottocento è da attribuire alla capacità imprenditoriale e relazionale e all’intuito commerciale di Peroni: nel 1893 assume la carica di consigliere della locale Camera di commercio e negli anni successivi è Presidente o membro di istituzioni benefiche e di gruppi di interesse. Il matrimonio con Giulia Aragno, figlia di Giacomo, proprietario di quello che diverrà il celebre Caffè Aragno di via del Corso, porta alla costituzione di una ditta familiare di grande successo, in cui Peroni assume un peso finanziario crescente.