Ministero della Cultura - MIC-Direzione generale archivi

Servizio Archivistico Nazionale

Archivi d'impresa

GAROFALO, Alfonso

Gragnano (NA), 19 dicembre 1852 - Gragnano (NA), 17 ottobre 1918

Il padre Nunziante è uno dei tanti commercianti e produttori di pasta attivi alla metà del XIX secolo a Gragnano, una località vicina a Napoli che vantava una lunga tradizione pastaria e che nei primi anni del Novecento diviene il secondo polo molitorio e pastario del Mezzogiorno dopo Torre Annunziata, e uno dei maggiori dell’intera penisola italiana.
In questo percorso di sviluppo si colloca l’affermazione dell’attività di Garofalo, nell’azienda costituita insieme al padre nel 1873. Nel corso del decennio Settanta l’impresa si dedica alla costruzione di un grande stabilimento su quattro livelli, comprendenti due mulini, ampie sale per le operazioni di pastificazione vasti spazi per l’asciugatura della pasta. Negli anni Ottanta e Novanta Garofalo l’adeguamento tecnologico degli impianti è l’obiettivo della strategia dell’imprenditore: realizza quindi uno dei più grandi mulini a vapore del Mezzogiorno, mediante l’acquisto a più riprese di svariate macchine, di fabbricazione nazionale ed estera, per la molitura (laminatoi, buratti, pulitrici, svecciatori, frantumatoi, macinatoi, macchine lavagrano) e di tre caldaie a vapore, collegate in un complesso e potente sistema motore. L’investimento complessivo, tra il 1892 e il 1899, ammonta a circa 320.000 lire. Ancora manuale è invece in questi anni la lavorazione della pasta, visto che i primi acquisti di presse meccaniche sono registrati solo nel 1905. La terza attività della fabbrica è quella di segheria a vapore, strettamente collegata alla fabbricazione delle cassette per imballare la pasta. La Garofalo nel 1902 è la maggiore fabbrica di Gragnano, occupa più di 300 operai, dispone di una forza motrice a vapore di 260 cavalli ed è fornita di luce elettrica prodotta in proprio.

 

Verso l’estero
Nel gennaio 1903 l’azienda si converte in società anonima, denominata Mulino e pastificio A. Garofalo, mediante l’intervento di diversi operatori economici napoletani, tra cui Massimo Levi, nominato presidente, Carlo e Teodoro Cutolo, Raffaele Corsi ed altri, sostenuti dalla banca napoletana SAD e contemporaneamente impegnati in analoghe iniziative a Torre Annunziata. Il capitale di 400.000 lire è solo per un quarto sottoscritto da Garofalo e dal secondogenito Giovanni; il resto era in mano al capitale industriale-finanziario napoletano.
Garofalo, anche se privato della piena proprietà della fabbrica, continuava a essere il protagonista principale della sua crescita, perché ne conserva la direzione in qualità di amministratore delegato. 
Il notevole progressivo aumento delle vendite, in particolare quelle verso l’estero, che in questi anni si registra in tutte le maggiori fabbriche di Gragnano e Torre Annunziata, induce Garofalo a impegnare nella lavorazione della farina prodotta dai mulini altri pastifici collegati fra il 1903 e il 1907; nel 1908 inizia la costruzione di un secondo stabilimento, sempre a Gragnano, di dimensioni più contenute rispetto all’impianto principale. Per far fronte ai nuovi investimenti Garofalo fa ricorso al credito presso la SAD; l’indebitamento è imponente, ma le prospettive di crescita appaiono ancora positive per la società, che nei suoi primi cinque anni ha costantemente realizzato un utile di esercizio.
Fra il 1907 e il 1909 la SAD e i finanzieri napoletani a essa collegati lasciano progressivamente l’impresa: la famiglia Garofalo diventa la maggiore proprietaria ed entrano a far parte del consiglio altri quattro figli maschi del fondatore. Nel 1910 la SAD fallisce e il pesante indebitamento di Garofalo passa al Banco di Roma.