Ministero della Cultura - MIC-Direzione generale archivi

Servizio Archivistico Nazionale

Archivi d'impresa

PERRONE, Alessandro Pio Antonio Giovanni Luigi (detto PIO) e Luigi Ferdinando Alfonso Giuseppe Mario (detto MARIO)

Castellazzo Bormida 21 ottobre 1876 - Roma, 16 gennaio 1952; Alessandria, 1 gennaio 1878 - Genova 29 novembre 1968

Nel dicembre del 1884 si trasferiscono a Buenos Aires al seguito del padre Ferdinando Maria Perrone. L’esperienza imprenditoriale in Argentina di Ferdinando Perrone è ricca di successi (tra cui la partecipazione alla costruzione del canale fluviale Lujan-Paranà de Las Palmas), ma la grande occasione che porterà a una svolta, in qualità di rappresentante all'estero della società Ansaldo, è la vendita al governo argentino dell'incrociatore corazzato Giuseppe Garibaldi, nel 1895. L’Ansaldo, costituita a Genova nel 1853, si era affermata nel corso dei suoi primi decenni di vita come una fra le maggiori imprese industriali italiane. Abbandonato l’iniziale progetto di specializzazione nella fabbricazione di locomotive e materiale rotabile, l’azienda aveva spostato, a partire dagli anni Ottanta, il baricentro delle sue attività sulle costruzioni navali, in particolare sulla produzione di navi da guerra, aggiungendo all’originario stabilimento meccanico di Sampierdarena (Genova) un cantiere navale a Sestri Ponente (1886), un impianto metallurgico a Cornigliano (1894) e uno siderurgico nell’area portuale di Genova (1898). Rientrato in Italia nel 1902, Ferdinando Perrone fa il suo ingresso nel capitale dell’Ansaldo con una partecipazione azionaria di modesta entità, assumendo inoltre l’incarico di responsabile commerciale per l’estero. L’anno successivo, grazie ad un accordo con l’impresa inglese Armstrong, riesce a rilevare la maggioranza azionaria della società.

Subentrati al padre alla guida dell’Ansaldo nel giugno del 1908, i fratelli Perrone puntano da subito a mettere in atto una strategia di integrazione verticale, finalizzata a presentare l'impresa sul mercato internazionale in condizioni di parità con i maggiori concorrenti esteri, in grado di sostenere l’intero processo di produzione delle navi da guerra. A tal fine si rende necessario affiancare alla produzione degli scafi e degli apparati motore anche quella delle artiglierie e delle corazze d’acciaio. Grazie agli accordi di collaborazione tecnica stipulati dai Perrone con alcune delle maggiori imprese meccaniche francesi come la Schneider, i nuovi reparti vengono finalmente attrezzati presso lo stabilimento di Sampierdarena. L'investimento previsto è notevole: nel periodo compreso fra il 1910 e il 1913, il valore degli impianti dell’Ansaldo risulta più che raddoppiato, passando da 20 a 42 milioni di lire. I risultati relativi all'accrescimento delle capacità produttive sono altrettanto rilevanti. Alla vigilia della prima guerra mondiale l’azienda è in grado di fabbricare più di 8.000 tonnellate annue di corazze, una quantità pari a circa la metà della produzione nazionale. Alla strategia di integrazione verticale corrisponde un forte accentramento della struttura organizzativa dell’azienda, che vede le leve gestionali concentrarsi nelle mani dei Perrone. I due fratelli, pur mantenendosi in contatto continuo, si dividono i compiti: Mario, che dal 1908 succede al padre nella carica di amministratore delegato, detiene la completa direzione operativa, mentre Pio, che assume la carica di presidente a partire dal 1914, cura direttamente dalla sede romana dell’impresa i rapporti con il governo e le burocrazie ministeriali, fondamentali per quanto riguarda le commesse statali e i relativi pagamenti.
 

Vista la forte dipendenza dell’Ansaldo dalla domanda pubblica e in generale da un atteggiamento benevolo dello Stato – sono proprio i pagamenti anticipati delle commesse statali a rendere possibile il programma di investimenti dei primi anni Dieci –, i Perrone non esitano a promuovere attraverso la stampa campagne d’opinione a sostegno degli interessi dell’impresa. Sono in particolare i giornali di loro proprietà – i quotidiani genovesi Il secolo XIX e il Corriere mercantile, e la testata romana Il Messaggero – a segnalare ripetutamente la necessità di potenziare la Marina militare italiana. La carta che i due fratelli giocano in maniera più spregiudicata è quella nazionalista, soprattutto negli anni della guerra in Libia e in quelli immediatamente precedenti la grande guerra. I Perrone si schierano infatti apertamente sulle posizioni del movimento nazionalista italiano, sostenitore della creazione di un forte settore industriale meccanico e di una potente flotta da guerra, e nel 1914 sono fra i principali finanziatori di nuovi giornali di orientamento nazionalista e interventista come L’idea nazionale e Il popolo d’Italia, quest’ultimo creato e diretto da Benito Mussolini.

A partire dal 1915 l’espansione dell’Ansaldo, impegnata a soddisfare la domanda di armi e munizioni dell’esercito italiano, assume caratteri eccezionali. Durante gli anni del conflitto i Perrone investono quasi 600 milioni di lire nell’ampliamento degli stabilimenti, impegnando l’azienda anche in nuovi comparti della meccanica. Sfruttando l’esclusione delle imprese elettrotecniche tedesche dal mercato italiano, l’Ansaldo può avviare nel 1915 la produzione di macchine generatrici di energia elettrica, mentre nel 1918 è il turno dei locomotori a trazione elettrica. Nel 1916, grazie ad un accordo di collaborazione con la Fiat, viene realizzato un nuovo stabilimento per la produzione di motori a combustione interna per l’aviazione: si tratta del primo passo all’interno del settore aeronautico, seguito l’anno successivo dalla costruzione di una fabbrica di aeroplani a La Spezia.