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Servizio Archivistico Nazionale

Archivi d'impresa

FASCETTI, Aldo

Pisa, 22 ottobre 1901 - Pisa, 25 settembre 1960

Figlio di Giuseppe, attivo esponente del movimento cattolico pisano, notabile cittadino, vicepresidente del Piccolo Credito tirreno e della Banca Pontremolese industriale e commerciale, il giovane Fascetti aderisce fin dalla fondazione, nel 1919, al Partito popolare italiano. È presidente del circolo cittadino della Federazione universitaria cattolica italiana dal 1921 al 1923; negli stessi anni coltiva l'amicizia con Giovanni Gronchi, che sarà determinante per la sua carriera politica nel secondo dopoguerra. Dal 1924, portati a compimento gli studi giuridici presso l'Università di Pisa, esercita la professione legale, senza esporsi politicamente durante gli anni del regime fascista.

Nel 1943 è tra i fondatori della Democrazia cristiana pisana e partecipa alla lotta partigiana nelle file cattoliche. Subito dopo la liberazione è designato dal Comitato di liberazione nazionale (CLN) presidente della provincia di Pisa: mantiene l'incarico fino all'inizio del 1948, impegnandosi particolarmente nella ricostruzione dei servizi e delle infrastrutture del territorio e della città, gravemente colpiti dalle distruzioni belliche. Nello stesso periodo partecipa al dibattito pubblico con articoli sul settimanale cattolico pisano «Vita nova»e sul quotidiano democristiano livornese «Giornale del popolo», in cui manifesta la sua adesione alla linea di politica degasperiana, con una particolare sensibilità per le esperienze del laburismo inglese nel campo delle nazionalizzazioni.

Viene eletto deputato della Democrazia cristiana (DC) per il collegio di Pisa, Livorno, Lucca e Massa Carrara nella prima (1948-1953) e nella seconda (1953-1958) legislatura repubblicana.
La sua attività di deputato è prevalentemente orientata ai problemi di politica economica e industriale: dal 1950 è vicepresidente della decima commissione (Industria e commercio); partecipa inoltre alla commissione speciale per la legge sulla valorizzazione della Sardegna, alla commissione per l'esame dei disegni di legge sull'ordinamento e le attribuzioni del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro e alla giunta per i trattati di commercio e la legislazione doganale. Dal 1954 al 1956 è anche presidente della Società Larderello, che opera in provincia di Pisa nei settori chimico e geotermoelettrico.
Nel 1956 lascia il seggio parlamentare e viene nominato presidente dell'Istituto per la ricostruzione industriale (IRI), carica che mantiene fino alla morte, nel 1960, dopo la riconferma per un secondo mandato, nel 1959. Nella sua nomina hanno un ruolo importante il ministro delle Finanze, Ezio Vanoni, e soprattutto il presidente della Repubblica Giovanni Gronchi, a cui è legato da una amicizia che risale alla comune militanza giovanile negli ambienti cattolici pisani. Il quadriennio della presidenza Fascetti rappresenta una fase di passaggio fondamentale per la definizione dell'assetto dell'impresa pubblica in Italia, sia per le scelte allora operate nell'indirizzare lo sviluppo economico del Paese, sia per quanto riguarda gli equilibri interni al gruppo industriale che fa capo all'Istituto.
La nomina di Fascetti a capo della conglomerata pubblica ha inoltre una accentuata valenza politica, nella fase di costruzione della DC come partito organizzato di massa, intrapresa a partire dalla segreteria di Amintore Fanfani: nel ruolo assunto dall'esponente democristiano si rispecchia la crescente consapevolezza del potere economico delle partecipazioni statali e la volontà dei gruppi dirigenti del partito di maggioranza relativa di far leva sulle imprese pubbliche per affrancarsi dall'influenza politica ed economica delle associazioni degli imprenditori, ma anche come strumento di consenso politico.
 

Momenti qualificanti di questo processo sono l'istituzione del ministero delle Partecipazioni statali (legge 22 dic. 1956, n. 1589) e la contestuale uscita delle aziende a partecipazione pubblica dalla Confindustria. Nel complesso delle prese di posizione di Fascetti durante il quadriennio di presidenza emerge la sua idea del ruolo dell'Istituto e delle partecipazioni statali nell'ambito della politica economica nazionale. Dalla consapevolezza delle peculiarità connesse con l'origine storica dell'Istituto fa derivare la necessità dell'intervento statale nel processo di sviluppo economico italiano e, su questa base, difende la validità della "formula IRI" (sottolineandone la specificità giuridica ed economico-gestionale rispetto alla statalizzazione), secondo la quale le singole aziende restano sottoposte al diritto e ai criteri di economicità di gestione propri di qualsiasi attività imprenditoriale, come nel disegno originario del fondatore dell'Istituto, Alberto Beneduce.

Fascetti si trova a fronteggiare le prime polemiche che, su due fronti, segneranno la storia dell'impresa pubblica italiana e il nuovo protagonismo dell'IRI nella fase del “miracolo” economico: da un lato, verso i tentativi di uso congiunturale e assistenzialistico delle partecipazioni statali, con le spinte dei settori della maggioranza di governo e, dall'altro, verso gli ambienti industriali privati, che contestano l'idea stessa di una politica complessiva delle partecipazioni statali, al di là di episodici salvataggi e di una gestione puramente patrimoniale delle partecipazioni azionarie dello Stato.
Tra liberismo e programmazione, la linea centralizzatrice di Fascetti si trova in consonanza con quella perseguita dalla DC in occasione della complessa gestazione delle norme istitutive del ministero delle Partecipazioni statali, che formalizzeranno la nuova governance del sistema: si colloca durante la sua presidenza, nella seconda metà degli anni Cinquanta, un netto cambiamento nei metodi di gestione e di controllo del gruppo, attraverso la pratica del bilancio consolidato e della programmazione poliennale. In realtà, negli anni successivi il presidente dell'IRI si troverà più volte in attrito con i ministri delle Partecipazioni statali, nella cui iniziativa politica vede un rischio per l'autonomia dell'Istituto.
Negli scritti di Fascetti appaiono diverse le funzioni attribuite alle imprese IRI: la regolazione del mercato, nei casi in cui la presenza di posizioni monopolistiche private ne ostacoli il normale funzionamento e la concorrenza, o comunque sia contraria all'interesse pubblico; la gestione di servizi, in quei casi in cui l'iniziativa privata si riveli insufficiente o inadeguata; gli interventi di statalizzazione, attraverso la concessione in gestione monopolistica di settori in cui non si ritiene opportuno il diretto intervento statale; indica inoltre come possibile, ma solo in quanto eccezione residuale, un ruolo di sostegno congiunturale all'occupazione.
Durante la sua presidenza si realizza una significativa estensione dei settori coperti dalle partecipazioni statali sia per iniziativa diretta, sia in regime di concessione monopolistica: dal settore telefonico (con la Stet guidata da Guglielmo Reiss Romoli) al settore delle autostrade, in cui la società del gruppo IRI guidata da Fedele Cova viene incaricata come concessionaria della costruzione la nuova rete autostradale, nel quadro della politica delle grandi infrastrutture e del sostegno allo sviluppo dell'industria automobilistica nazionale; dal settore dei trasporti aerei, con la costituzione della nuova Alitalia, ai settori di frontiera, come quello elettronico. Il settore elettrico è invece oggetto di un dibattito sui confini della presenza pubblica nell'economia, che avrà come esito la nazionalizzazione dell'industria elettrica nell'avvio dell'esperienza dei governi di Centrosinistra.
Fascetti muore a Pisa nel settembre del 1960.
 
 
FONTI E BIBL.: A. Fascetti, Scritti e discorsi, Milano, 1960. Archivio storico IRI, Roma, in particolare Carte del presidente Aldo Fascetti.
B. Visentini, Aldo Fascetti, in «Notizie IRI, Rassegna bimestrale», n. 19, agosto-settembre 1960, pp. I-IX; A. Gaudio, Fascetti Aldo, in DBI, vol. 45, 1995; D. Felisini, Biografie di un gruppo dirigente (1945-1970), in Storia dell'IRI, 2. Il “miracolo” economico e il ruolo dell'IRI, a cura di F. Amatori, Roma-Bari, Laterza, 2013, pp. 174-185.