Ministero della Cultura - MIC-Direzione generale archivi

Servizio Archivistico Nazionale

Archivi d'impresa

Lancia e C.

La "Lancia Aurelia B10", 1950 (Archivio e centro storico Fiat, fondo Lancia).

 
 

Per una lira
Il fondatore Vincenzo Lancia muore nel 1937, lasciando la società senza una guida autorevole. La mancanza sarà risentita soprattutto dopo il 1950, quando comincia la fase di grande espansione per l’automobilismo italiano, che l’impresa si troverà ad affrontare senza quel disegno strategico definito che la figura di Lancia aveva sempre garantito.
La leadership dell’impresa è assunta nel 1948 dal ventiquattrenne figlio del fondatore, Giovanni Lancia, il quale, volendo lasciare un’impronta nella storia aziendale e, insieme, dell’automobilismo sportivo italiano, intraprende la strada delle competizioni: la Lancia risulta così vincitrice di prestigiose gare, quali la 1000 Miglia e la Carrera mexicana, e sfiora il titolo mondiale di Formula 1 nel 1955. I problemi, a partire dagli anni Cinquanta, derivano però dal fatto che, pur non avendone le risorse tecnico-produttive, la società decide di essere presente in tutti i segmenti del mercato, dalle auto di Formula 1 a quelle di Granturismo (con la celeberrima Aurelia), alle utilitarie (con la Appia), ai veicoli industriali. Questa strategia porta l’impresa a una situazione economico-finanziaria insostenibile, tanto che la famiglia Lancia deve cedere nel 1955 la proprietà all’industriale bergamasco Carlo Pesenti. In questa nuova stagione dell’impresa, che durerà quindici anni, l’imprenditore del settore del cemento non troverà mai il giusto equilibrio fra proprietà e management: di questa involuzione è emblematico nel 1960 il licenziamento di Eraldo Fidanza, l’ingegnere piemontese che avrebbe potuto risollevare le sorti aziendali.

 

Vincenzo Lancia, 1900-1909 (Archivio e centro storico Fiat, fondo Lancia).

 
 

Pesenti gli rimprovera invece la discontinuità con le tradizioni di eccellenza progettuale e costruttiva che avevano caratterizzato la Lancia dall’uscita della Lambda in poi. In realtà l’azienda, priva di una guida imprenditoriale (in un’inchiesta parlamentare Pesenti dichiarerà di gestire la società personalmente “il sabato e la domenica”), accumula perdite per 70 miliardi di lire nel 1969, quando viene ceduta da Pesenti alla Fiat al prezzo di 1 lira.

Risorse archivistiche e bibliografiche
Archivio storico Lancia, Torino (presso l’Archivio storico Fiat, Torino).
W. H. J. Oude Weernink, La Lancia, Milano, 1994; F. Amatori, Impresa e mercato. Lancia, 1906-1969, Bologna, Il Mulino, 1996.