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All'indomani dell'annessione del Veneto al Regno d'Italia (1866), Venezia attraversa una profonda crisi economica e sociale, risalente in larga parte dal periodo in cui era soggetta all'Austria. Fra i decenni 1860 e 1870 il comparto industriale è caratterizzato dalla presenza di piccole e medie imprese concentrate nei settori tradizionali, nonostante sia presente una continua spinta verso l'internazionalizzazione, grazie all'espansione portuale. Un ruolo importante è assunto dal capitale e dall'imprenditoria stranieri, con investimenti in infrastrutture e attività finanziarie.
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I primi anni del Novecento segnano anche per Venezia un importante balzo in avanti sulla via dell'industrializzazione e dello sviluppo economico, nonostante le difficoltà ereditate dai decenni precedenti. L'economia urbana si aggancia ai fermenti di crescita presenti anche in altre realtà della penisola; alla ripresa dei tre settori tradizionali (tessile, vetro, cantieristica), si somma l'ingresso di nuove industrie e capitali stranieri nei settori della seconda rivoluzione industriale. Il connubio fra amministrazione locale e imprenditoria privata porta al ripensamento delle funzioni portuali e alla nascita del polo industriale di Marghera.
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Gli anni Venti rappresentano un periodo d'arresto per l'economia del territorio di Venezia, soprattutto in confronto con la precedente espansione; si evidenzia una forte cesura nello sviluppo economico locale e regionale, evidente per l'area veneziana, legata alle grandi trasformazioni dovute alla costruzione del polo dell'industria pesante di Porto Marghera. Questi anni sono infatti caratterizzati dalla polarizzazione verso la nuova area industriale, che determina una crisi negli antichi settori manifatturieri del centro storico: si definisce allora la dicotomia fra la Venezia industriale e la Venezia della cultura e del turismo, che diventerà una frattura nei decenni successivi.
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Gli anni del secondo dopoguerra sono caratterizzati anche per il territorio di Venezia da una crescita dovuta alla ricostruzione post-bellica e al trasferimento di risorse grazie all'attuazione dell'European Recovery Program, prima, e al processo di unificazione dei mercati europei, poi. Il 'miracolo economico' pone così all'avanguardia l'area regionale, facendo emergere un modello che coniuga lo sviluppo della grande impresa industriale a una articolata struttura caratterizzata dalla presenza di piccole realtà manifatturiere operanti sul territorio. Sono gli anni di maggior espansione dell'esperienza del polo di Marghera; la tragedia dell'alluvione del 1966 costringe però a ripensare le caratteristiche di sviluppo per l'area.
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Fra il 1970 e il 1980 il territorio di Venezia sperimenta un sostanziale cambiamento dal punto di vista della struttura economica e sociale. In particolare il turismo, i servizi e la grande distribuzione caratterizzano il nuovo volto economico della città, a fianco di alcune imprese ancora attive nel settore manifatturiero, che tuttavia avrebbero spostato presto la produzione altrove. In questi anni si delinea il declino del colosso industriale di Porto Marghera: chiuso il periodo di massima espansione e resa ormai evidente la difficoltà della grande produzione industriale di fronte al dinamismo della piccola e media impresa, il polo produttivo soffre la stagione della conflittualità sindacale e ed è imputato per il disastro ambientale responsabile della morte di numerosi lavoratori del settore petrolchimico.
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Tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta il tessuto industriale del Veneziano, così come di molte altre aree del nord-est, continua a crescere, grazie anche al progressivo deprezzamento del cambio e alla maggiore competitività della produzione locale sui mercati esteri. A partire dal 1982, però, le piccole e medie imprese industriali devono affrontare un cambiamento di strategia e struttura, mentre emerge la concorrenza delle altre aree della penisola, soprattutto nord-occidentali. Il polo industriale di porto Marghera continua il suo declino inesorabile; tutta l'area territoriale vede l'affermazione di aziende turistiche e di servizi.
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L'ultimo ventennio vede Venezia e il suo territorio attraversare profondi cambiamenti nella struttura economica e sociale, riflesso dei processi di globalizzazione in atto, della nuova politica europea e della crescita dei paesi emergenti, asiatici in particolare, che aumentano la competizione con i prodotti dell'artigianato veneziano, soprattutto nell'ambito dei settori tradizionali. La crisi valutaria del 1992 e il successivo deprezzamento della lira forniscono inizialmente un forte sostegno alle esportazioni, spingendo al massimo l'apertura verso il commercio internazionale. Già a metà degli anni Novanta, però, inizia una nuova fase di evoluzione produttiva di quello che era stato definito il "modello nord-est".